Tutto era avvenuto a luglio del 2016, il migrante nigeriano 36enne era stato picchiato e ucciso a Fermo dopo una lite per strada proprio con Mancini che aveva dato della «scimmia» alla sua compagna.
La morte di Emmanuel
Emmanuel e la moglie Chimiary, di 24 anni, scampati a Boko Haram in Nigeria, erano arrivati in Italia via mare, dopo aver attraversato la Libia, ed erano stati accolti dalla Comunità di Capodarco. Il 5 luglio 2016 nel primo pomeriggio scoppia una lite in strada tra il 36enne e un ultrà della Fermana, Mancini appunto. Che apostrofa la moglie di Emmanuel definendola «scimmia africana». Ne scaturisce una lite, il giovane nigeriano stacca un paletto della segnaletica dall'asfalto, volano pugni e calci. È Emmanuel ad avere la peggio: ridotto in coma morirà dopo pochi giorni in ospedale.
Chyniere. Il Gip del tribunale di Fermo ha ritenuto maturi i tempi del rilascio per il buon comportamento tenuto dall’uomo in carcere.
Il patteggiamento
Mancini aveva patteggiato quattro anni di reclusione, aveva trascorso in carcere il periodo successivo all'arresto, a ottobre 2016 gli erano poi stati concessi gli arresti domiciliari. Ora è arrivata la decisione del gip Maria Grazia Leopardi che ha rimesso in libertà il 40enne: tenendo conto della sua buona condotta il giudice ha ritenuto maturi i tempi per il rilascio. Resta per l'ultrà solo l'obbligo di firma. A Mancini nella sentenza di condanna era stata riconosciuta l'aggravante razziale, ma anche l'attenuante della provocazione. «Attenderà libero il 28 novembre il verdetto della Cassazione» hanno detto i suoi avvocati Francesco De Minicis e Savino Piattoni.
Nessun commento:
Posta un commento